Opera 1^ classificata
Fioriranna margherite
Nelle mani quella dannata lettera,
quattro righe senza speranza.
Licenziato.
Sul cancello della fabbrica un cartello,
due parole pungenti come metallo:
“fabbrica chiusa.”
Non più fasci di margherite a presidiare
i capannoni di cemento, solo rovi
rampicanti sotto un cielo inutilmente
azzurro. Porte sbarrate, viali vuoti.
Rimbomba il silenzio delle sirene
e la voce spenta delle macchine,
oggetti inutili senza padrone.
L’eco del vuoto riecheggia nelle stanze
tra lunghi fili di ragnatele.
Ovunque cumuli di cose lavorate tutti
giorni e lasciate là nel macero dei sogni.
Ripenso alla fabbrica com’era prima,
al fumo bianco delle torri fumarie, agli
operai in fila con un panino in tasca
e tanti sogni nella mente: una vita intera
di turni di lavoro tra albe e tramonti,
tra odore di fatica e di metallo.
Ripenso alle loro voci, ai discorsi mai
terminati, alle battaglie per i diritti sempre
negati. Ripenso a te che il giorno prima
della festa mi aspettavi con i bambini
fuori dal cancello.
Ora vago per le strade, curvo nelle spalle
e segnato nell’anima; cerco una fabbrica
che abbia margherite ai cancelli e fumo
bianco nelle ciminiere.
Mirella Rigamonti – Giussano – Monza Brianza
Opera 2^ classificata
Com‘è Difficile Far Tacere I Sogni
Com‘è difficile
far tacere i sogni
quando irrompono,
acuti, nella mente;
li lascio parlare di te
finché la nebbia li avvolge,
finché lo sguardo
lascia il profilo dei monti,
e, casualmente,
cade sulle mani
impotenti…
allora
chiudo gli occhi
e smetto di vivere.
Roberto Drioli Gorizia
Opera 3^ classificata
La collana di conchiglie
Sto china a riva
ad infilar conchiglie
e ti aspetto.
Lungo il cammino
mi è stato amico il sole,
mentre il vento ha rallegrato le gote,
e ristorato il cuore,
caldo d’amore.
Volteggio insieme ai gabbiani,
e, respirando
avida
il mare,
con le conchiglie al collo,
ti aspetto.
Ho impresso orme
per ogni passo
perché tu possa raggiungermi,
e liberato la voce
perché ne riconosca il canto.
Ho seminato
ovunque,
per allettarti,
sguardi e sorrisi,
e ho sparso petali
profumati di noi.
E ti ho aspettato.
Danzando al ritmo dei miei ricordi con te
fin quando il sole è svanito,
ho aspettato.
Poi ho ricamato di luccicanti lacrime
la sabbia intorno
perché potessi scorgermi al buio.
E nella notte,
con la collana tra le dita,
invocando il cielo,
ho aspettato.
Marina Pieranunzi De Marinis – Pescara